La sanità dopo i tagli di Monti: chi pagherà di più?




Maria Grazia Da Costa 
«Le richieste e le prescrizioni che si chiede ai medici di contenere sono quelle esenti da ticket. Cioè quelle erogate a cittadini indigenti, disoccupati o con particolari patologie non soggette a pagamento del ticket».


Il “sobrio” Monti ce la sta spacciando come una “riqualificazione” della spesa pubblica, ma chi ricorda un minimo gli avvenimenti dell'ultimo decennio del nostro paese sa bene che la Spending Review fu introdotta dall'allora ministro delle finanze Padoa Schioppa (una sconcertante somiglianza con Monti, anche fisicamente) nel 2006. Guarda caso anche lui passato dalla BCE e, tanto per chiarire con chi abbiamo avuto a che fare in tutti questi anni, facente parte di quella commissione Delors, che aprì la strada alla moneta unica. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi, se non il solito colpo di scure che finisce sulla testa dei soliti noti.

Molte volte ho letto e sentito, a proposito dell'attuale governo: “ma per fare dei provvedimenti come questi, occorrevano davvero dei professori della Bocconi o bastava un amministratore di condominio?” Adesso posso rispondere: si, occorrevano dei professori della Bocconi, ed i migliori, perché per poter fare delle manovre così funzionali al sistema capitalistico, i nostri inetti politici, così legati alla poltrona e al voto, non ne avrebbero avuto né la voglia e tanto meno le capacità. 
Perché, se non ce ne siamo ancora accorti, questi “tecnici” non stanno governando l'Italia, come vorrebbero farci credere, ma stanno governando al servizio del sistema bancario europeo e mondiale, e lo stanno facendo con cognizione di causa ed in modo eccellente. Questo è il “golpe” che è sotto gli occhi di tutti e che solo in pochi riescono a vedere!

Quello che in effetti sta facendo questo finto governo, è solamente un giochino che mira a ridurre i confini della copertura pubblica e quindi un taglio ai diritti sociali e civili sanciti come fondamentali della costituzione (lavoro, salute, scuola). Quella stessa costituzione che, guarda caso, sta stretta al peggior presidente della Repubblica, che si lagna e si agita sollecitando i partiti affinché trovino la quadra di una nuova legge elettorale che possa finalmente eleggere un parlamento “qualificato” per giungere finalmente ad una nuova costituente.

Gli effetti del nuovo provvedimento che riguardano il Sistema Sanitario Nazionale, si vanno a sommare ad altri provvedimenti, che interessano la sanità, dei precedenti governi, di cui, i tecnici, non fanno menzione.

Come per esempio la riduzione della spesa per il Servizio Sanitario Nazionale di 418 milioni di euro per l’anno 2011 e di 1.132 milioni a decorrere dal 2012 previsto dalla legge 122 del Luglio 2010 (art. 9 comma 16), tagli della spesa farmaceutica (art. 11). E ancora quelli previsti dalla legge 11 del 2011 che reintroduce i superticket sulle prestazioni sanitarie (art. 17 ) e quelli già in programma per il 2014 (art. 17).

Tutti sappiamo che, ovunque vi siano tagli indiscriminati ai servizi al cittadino, ticket a pioggia, riduzioni di posti letto ospedalieri, questi ledono il diritto costituzionale alla salute (art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”) di cui l’Italia è stata promotrice a livello internazionale con la legge 833 del 1978 che affermò solennemente i principi della generalità dei destinatari (tutti i cittadini indistintamente), della globalità delle prestazioni (prevenzione, cura e riabilitazione) e della uguaglianza di trattamento.

Principi che costituiscono le fondamenta e l’essenza di un moderno sistema finalizzato alla tutela e salvaguardia della salute dei singoli e dell’intera collettività.

Secondo l’OMS, quello italiano, era definito il miglior Sistema Sanitario Nazionale del mondo.
La “riqualificazione” che questo coacervo di infiltrati che “guida” il paese (vedremo dove) sta imponendo, va chiaramente in direzione opposta.

Ma in tempi in cui lady Fornero, ministro del governo, si può permettere di ignorare, nel senso di non conoscere, il primo articolo della Costituzione senza essere cacciata a calci, tutto può essere lecito.

L’aumento dei ticket non mira in alcun modo ad un contenimento dell'accesso alle prestazioni (che come sappiamo, nella società attuale, governata dai media, molte volte sono bisogni indotti), anzi, più i ticket sono alti e meno la prestazione sembra rappresentare un problema.

A seguito delle maggiorazioni su alcune fasce di reddito, si inducono i cittadini ad orientarsi verso l’offerta privata, che, a volte, appare più vantaggiosa (ma la qualità?) come ad esempio esami che necessitano di attrezzature e strumentazione di ultima generazione, con l’inevitabile allargamento della sfera di influenza del privato su settori gestiti attualmente dal sistema pubblico.

Le richieste e le prescrizioni che si chiede ai medici di contenere sono quelle esenti da ticket. Cioè quelle erogate a cittadini indigenti, disoccupati o con particolari patologie non soggette a pagamento del ticket. Infatti è questo settore della popolazione che la “riqualificazione” colpisce maggiormente. Il taglio dei posti letto ospedalieri (7000 posti in meno) è il classico esempio di come si elimina la possibilità di cura gratuita in luoghi specializzati per relegarla, ove è possibile, in strutture territoriali non attrezzate o addirittura al domicilio con aggravio per le famiglie che dovranno sopperire in prima persona all'assistenza. Ma anche all'interno delle strutture ospedaliere stesse è previsto un abbattimento dei costi del 5% sulle forniture di dispositivi medici, il che si traduce in ospedali pubblici carenti di attrezzature e di materiale necessario. Chi può pagare, naturalmente, non ha problemi, la sanità privata ha sempre le porte aperte.

Anche se i dati indicano che la spesa pro capite in Italia è inferiore del 40% rispetto a Francia e Germania, lor signori vanno per la loro strada, la salute delle banche è al primo posto, il cittadino può attendere.

Ed inoltre, il colpo d’ascia sui servizi di supporto, come i trasporti, la gestione impiantistica delle strutture sanitarie e le pulizie (5% di riduzione) daranno l’avvio ad una reazione a catena che coinvolgerà non solo l'organizzazione igienico-sanitaria all'interno delle strutture ospedaliere, ma anche il mondo del lavoro sia pubblico che dell'indotto che ruota attorno alla sanità (cooperative di pulizie, manutenzione, trasporti). Centinaia di posti di lavoro che saranno cancellati in nome di una “riqualificazione” che è palesemente un tassello verso lo smantellamento del sistema pubblico, verso una sanità che non ha più niente del principio “universalistico” ma fatta su misura per confrontarsi sul mercato dell’attuale sistema capitalistico, che, agonizzante, cerca di succhiare energia da quel poco di stato sociale rimasto.